

Sono felicissimo di portare qui sul blog per una nuova intervista di #CCS con Francesco Grandis.
Non ricordo più come l’ho scovato ma è da anni che lo seguo. Ho sempre ammirato quelle persone che si pongono delle domande e che poi vanno a cercare le risposte, che si buttano a capofitto per realizzare i proprio sogni e Francesco fa parte di queste persone. Sono rimasto subito colpito dai sui articoli e successivamente dal suo libro (Sulla strada giusta). Mi è piaciuto talmente tanto che non mi è bastato leggerlo una sola volta.
Questa è solo una piccola introduzione su chi è. Alla fine della pagina trovate tutti i suoi riferimenti e vi consiglio di approfondire leggendo un pò dei sui articoli.
Ciao Francesco, grazie per esserti prestato a qualche domanda.
Pensavo ad un modo per presentati a chi non ti conosce, poi ho letto la bio del tuo profilo di facebook e mi è sembrato un’ottimo punto di partenza. Nella bio c’è scritto: Ex ingegnere, ex programmatore vagabondo, oggi scrittore.
Puoi spiegare questo cambio di rotta?

A un certo punto della mia vita ho abbracciato la possibilità di cambiare idea senza dovermi sentire in colpa per questo. È stata un’autentica liberazione, e potrebbe anche sembrare banale, ma non lo è affatto: a diciotto o diciannove anni ti chiedono cosa vuoi fare dopo le scuole, se continuerai a studiare o ti sceglierai un lavoro. Quello che non ti dicono, però, è che stai per infilarti in un binario da cui non potrai facilmente uscire. Così scegli ingegneria perché il mondo intorno a te ti porta a credere che sia una buona idea, ma in realtà non hai nessuna idea di cosa significhi essere un ingegnere, “da grande”. Dopo un paio di anni inizi con i primi dubbi, ma… vuoi sprecare due anni? No, meglio andare avanti, e così ti laurei. A quel punto non vorrai mica sprecare una laurea, dopo tutta questa fatica? Meglio trovare un lavoro nello stesso settore, e quando ormai lavori già da qualche anno, non vorrai mica mollare proprio adesso? E così sei ingegnere finché morte non ci separi, e lo hai scelto quando avevi diciannove anni. A meno che…
A meno che tu non decida di esercitare il tuo sacrosanto diritto di cambiare idea, e capisca che scegliere la strada giusta è ben più importante che proseguire lungo quella sbagliata. Così nel 2009 ho mollato il lavoro di ingegnere e ho speso tutto quello che avevo per fare il giro del mondo. Sono partito per quel viaggio – che non è mai realmente finito – sono partito come ingegnere e tornato come scrittore. Un passo alla volta.
Prima parlando con un mio amico. Gli ho detto che avrei dovuto intervistarti e gli ho raccontato la tua storia. La sua risposta è stata: bello, ma se facessimo tutti così sarebbe un problema. Come si paga le bollette? Come rispondi a questa domanda?
Rispondo che le bollette le pago anche adesso, che gli scrittori esistono da quando esiste la scrittura, e che l’incapacità del tuo amico di comprendere che la vita è più ampia di come la immagina non è un ostacolo per chi ha voglia di sperimentare.
Se tutti facessero come me? Cioè, intendi dire, se tutti si ribellassero a un sistema che succhia il tuo tempo e le tue energie in cambio di pochi spiccioli con cui comprare l’auto nuova per andare a lavoro, un televisore al plasma da mille pollici da accendere quando hai voglia di spegnerti, e una bella casa in cui passi meno tempo che in ufficio, e nel frattempo ti convince che non hai altra scelta?
Non saprei, forse il mondo sarebbe più felice. Tu che dici?
Ti chiami Francesco Grandis ma sul web sei conosciuto anche come WanderingWil. Ci puoi dire com’è nato questo nome e cosa significa?
Wandering in inglese vuol dire “vagabondare” o “procedere in modo apparentemente casuale”, e questa definizione rispecchia abbastanza il mio modo di viaggiare come quello di vivere. In realtà è casuale solo in apparenza, perché davanti a me ho un sentiero perfettamente delineato, solo che pochi riescono a vederlo. Wil, con una “L” sola, invece è un vecchio soprannome che mi porto dietro dai tempi del liceo. Ci firmavo i miei primi raccontini che scrivevo nascosto nell’ultima fila (vedi, alle volte, il destino!). È una sigla, ma nessuno oltre a me ne conosce il significato: teniamolo così. I segreti sono belli finché restano tali.
Sei l’autore di uno dei miei libri preferiti: Sulla strada giusta. Nella ultime pagine del libro dici: “Questo è il mio urlo nel silenzio”. Ti immaginavi che questo urlo facesse così tanto rumore e il libro andasse così bene?

Sinceramente no. Ero ottimista e ho lavorato molto perché quell’ottimismo non fosse solo una vana speranza, ma i primi numeri e le prime reazioni mi hanno sorpreso. Il libro è partito con un bel botto e il passaparola tra i lettori è iniziato subito. Vedere gente che usciva dalle mie presentazioni con sotto braccio cinque libri o più, uno per sé e gli altri per amici o persone amate, è stato uno dei più bei complimenti professionali mai ricevuto. Ora c’è moltissima gente che legge e conosce la mia storia, e se ne è fatta ispirare. È una bella soddisfazione, un minuscolo segno che so di aver lasciato.
Cosa significa per te viaggiare?
“Andare lontano”: lontano dalle abitudini, dalle solite persone, dalle parole sempre uguali e da quello che pensiamo di conoscere. Lontano da se stessi. In questo senso viaggiare è più uno stato mentale di quanto sia uno spostamento fisico. Le distanze geografiche sono comunque utili perché la realtà di un altro Paese può aiutarci molto a entrare nel giusto stato mentale, ma non sempre sono sufficienti: ho incontrato viaggiatori dall’altra parte del mondo che si comportavano esattamente come fossero ancora a casa. Allo stesso tempo si può scoprire un mondo totalmente nuovo anche a 50-100 km da casa, ma bisogna avere una buona vista per notarlo.
Hai viaggiato tanto e spesso da solo. Ora hai una compagna, un figlio. Al di là delle differenze e delle dinamiche che ci sono viaggiando con un bambino quello che vorrei chiederti è se Christopher McCandless aveva ragione? La felicità è reale solo se condivisa?

No, è reale anche se sei solo al mondo, ma la condivisione le dà un sapore diverso. In certi posti e in certe situazioni, mentre ero completamente solo, ho provato istanti di armonia completa e perfetta, e mai avrei messo in dubbio la loro autenticità. Forse non li avrei nemmeno provati se con me ci fosse stato qualcun altro a “distrarmi”, per così dire. Ma è mi è anche capitato di pensare che tutta quella gioia fosse uno spreco, per me soltanto. Condividerlo non mi avrebbe tolto nulla: una candela può accenderne migliaia di altre senza che il suo fuoco sia intaccato. Ecco, questo è il senso della condivisione.
Un tema che mi sta molto a cuore e so che lo sta anche a te è proprio quello della felicità. Cos’è per te la felicità?
Quando parlo di felicità la distinguo da quei momenti estatici di cui ho appena parlato (che preferisco chiamare “gioia”), e intendo invece uno stato di armonia, duraturo e resistente. La potremmo anche chiamare “serenità”, ma in italiano questa parola mi suona un po’ troppo mesta: “felicità” dà l’idea di uno stato più alto, quasi illuminato, in cui la gioia trova terreno fertile.
La felicità, per come la intendo io, non è quindi un interruttore che è acceso oppure spento, qualcosa che hai o non hai. È più una direzione verso cui procedere, come la cima irraggiungibile di una montagna infinita. Ogni passo fatto ti eleva di un po’, e non importa nemmeno arrivare fino alla vetta: in qualunque momento puoi fermarti, voltarti indietro e godere del panorama che hai scoperto, e che non avresti mai avuto se tu non ti fossi mai messo in cammino.
Citazione preferita?
Ne ho tante, con cui riempio i muri di casa mia, ma una che ricorre spesso è la solita vecchia citazione di Gandhi: “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”.
Sogno nel cassetto?

Non ho cassetti: ho solo mensole aperte, e i sogni li appoggio lì, ben visibili, in attesa di trasformarli in piani da realizzare. Al momento ne ho tre in evidenza: diventare uno scrittore riconosciuto, imparare ad andare in barca a vela, e viaggiare il mondo assieme a mio figlio e alla mia compagna.
Grazie mille Francesco per questa chiacchierata.
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