
Ho conosciuto Daniela qualche mese fa proprio nel periodo in cui sentivo il bisogno di cambiare qualcosa. Io sono cambiato e insieme a me il mio lavoro online, i contenuti che pubblico. Volevo dare un cambio ben visibile a tuti così ho pensato di cambiare il mio logo, quella piccola icona che compare sui miei social che sembra abbia poca importanza ma in realità è il contrario. Siamo subito entrati in sintonia e sono veramente felice del risultato finale.
Ormai più di un anno fa ho aperto questa parte del blog dedicata alle interviste. Qualche domanda a persone interessanti e che penso possano essere interessanti e d’ispirazione per chi legge. Daniela fa un lavoro molto interessante ecco perchè ho deciso di farle qualche domanda per cercare di entrare e capire meglio questo mondo.

Ciao Dani, per chi non ti conosce: Chi sei e di cosa ti occupi?
Un vulcano di idee alto 1 metro e “ho” tanta voglia di crescere ancora, in continua evoluzione!
Mi chiamo Daniela, Dani per tutti. Ho gli occhi ben aperti sulla bellezza e su ogni forma d’arte, svolgo uno dei lavori più belli al mondo, sono visual designer, specializzata in brand design, in particolare nello studio del logo, dell’identità visiva. Amo il visual storytelling emozionale, fatto di poche linee ma d’impatto. E tutto quello che creo, dal più piccolo particolare è pensato e studiato.
Quando hai capito di voler fare questo lavoro?
L’ho capito quel giorno che non trovi scritto sul calendario, ma che si chiama “meglio tardi che mai” in cui come una barca a vela ho deciso di affrontare la tempesta, rialzandomi, andando alla scoperta, accogliendo il vento e trovando sempre il modo di gestirlo. Il fatto di riuscire a trovare sempre soluzioni alternative a determinati problemi e di farlo in modo creativo mi ha portato a coltivare questo talento. Un evento destabilizzante mi ha fermata per un po’ di anni, all’improvviso un giorno ho trovato il coraggio di cogliere al volo un’opportunità e ho scelto di rialzarmi definitivamente. Ripresi e terminai gli studi in Conservazione dei beni culturali demoetnoantropologici, in soli 3 mesi, cogliendo il dono più grande che potessero lasciarmi, una lente speciale attraverso cui guardare al mondo e notare ogni suo particolare. Pagai i miei debiti con il passato con la laurea e aprii un nuovo, meraviglioso, capitolo!
Oggi il mio design è prevalentemente “emozionale”. Amo trasformare in immagine ogni piccolo particolare raccontato dal cliente perchè possa fare la differenza, possa donargli un valore aggiunto e renderlo unico. Proprio come feci con me stessa lavorando alla mia prima identità visiva, si trattava di un lavoro di fine corso. Non avrei mai immaginato che mi avrebbe aperto un mondo.
So che Dani Be Good (The art of restart) non è scelto a caso, ci racconti la storia che c’è dietro questo nome?

Proprio sulla scia dell’ultima risposta, dopo qualche anno, in cui ho portato il nome di “Diadema” (nato nel 2014), legato ad un passato che non mi appartiene più, è nato il mio brand “Dani be Good” che fa l’occhiolino a Chuck Berry e la sua famosa Jhonny be goode in cui raccontava di un giovane americano, con un grande dono e il sogno di crearsi un’identità partendo da zero. Mi ritrovo molto nel messaggio finale di questa storia: muoversi per agire, creare per ricrearsi. “Sii buono” cantava C. Berry, spronando a perseguire i propri sogni, indicando la strada per ottenere il risultato sperato. Così è per coloro che si rivolgono a me, che si danno la possibilità di investire su se stessi. In questi anni grazie all’arte, alla musica, all’esempio dello sport Velistico, allo studio dell’illustrazione e del graphic design, ho imparato a ripartire e trasformarmi di continuo, in base a come cambia il tempo, la vita, il mondo intorno…tipico di chi pensa laterale, del creativo. I punti fermi restano fermi ciò che cambia è il loro evolvere insieme a tutto il resto, senza mai perderne però l’essenza. Diventare ogni volta più forte mi ha fatto comprendere quanto fosse importante il dono che avevo coltivato, tanto da sentire di non doverlo tenere solo per me ma di trasmettere questo messaggio a chi come me di cadute ne ha fatte. Ecco perché ho scelto di specializzarmi nella creazione di identità. Per me questa parola vale molto più di quanto sembra. Milioni di click di mouse nel tempo mi hanno aiutato a mettere insieme infiniti punti e linee, a ricostruirmi e a creare tutto ciò che desideravo. Tutto questo lo racconto nel “il Piano D – Life Attack” un percorso in cui metto a disposizione tutto quanto imparato sino ad oggi e che diventerà un libro appena possibile. Sarà un reale percorso appena ci lasceremo l’incubo pandemia alle spalle. Il piano D è la dimostrazione di come questo mestiere possa rivelarsi utile non solo alla crescita professionale, ma anche personale. Chi sceglie di seguire questa strada neanche immagina quanto bene possa fargli.
Quali sono le tre caratteristiche che dovrebbe avere un visual designer?
Bellissima domanda, ce ne sono tante ma proverò ad indicarne solo alcune. In primis dev’essere curioso, attento, avere occhi e orecchie ben aperte. Se poi ci metti pure un po’ di cuore, il risultato diventa eccezionale! La curiosità prepara la mente e lo sguardo all’esplorazione, alla continua conoscenza, a non sentirsi mai arrivati. Senza l’occhio curioso non ci può essere quello capace di vedere “oltre” per abituarsi a trasformare tutto in immagine, in qualcosa che qualcun altro senza il tuo aiuto non avrebbe visto. Faccio un esempio che dovrebbe esser compreso da molti: quante volte guardiamo le nuvole e ci vediamo una forma particolare, ci voltiamo verso chi è vicino a noi e gli diciamo “lo vedi?Lo vedi anche tu?”, all’inizio quella persona ci dirà di no, ma dopo poco dirà… “è vero… hai ragione…non ci avevo fatto caso, ma come fai?” Ecco quando ti capiterà di notare che fai così, che cammini “notando” cose, anche mentre sei di fretta, che quelle cose le vedi per quello che sono ma anche tanto altro..allora sarai pronto. Sappi che sarai un buon designer!
Non dimenticare mai di ascoltare, di rinunciare alla tua mente per un po’. Il tempo di immedesimarti in quella altrui, quando ti viene commissionato un lavoro. L’empatia è un’altra caratteristica fondamentale, che se non è innata sviluppa nel tempo. Aiuta tanto a non lavorare “solo secondo il tuo gusto” ma ad andare incontro alla vision, mission, al desiderio dell’altro. In questo modo lo renderai felice e allo stesso tempo professionale.
Quali sono i primi passi che consiglieresti a chi vuole entrare in questo mondo?
Ho due risposte a questa domanda, rivolte a due target di persone diverse:
- Se sei già sicuro di voler entrare in questo mondo, vuoi diventare un designer (ma non saibene in quale campo) non perdere altro tempo, il percorso è lungo quindi ti consiglio di andare a bussare alla porta di qualche scuola professionale (ce ne sono alcune davvero ottime e che ti portano anche sbocchi lavorativi), provare alcuni dei loro corsi, solo così facendo, inizierai con il prendere una direzione verso un campo piuttosto che un altro. Se non ne hai la possibilità, alcune scuole danno la possibilità di vincere una borsa di studio, ma se così non fosse allora compra libri, leggi, esci, viaggia, guardati intorno, compra riviste, segui ogni workshop possibile che offre il web. Vedrai che, anche se in più tempo imparerai da autodidatta e, se sarai bravo e costante, raggiungerai lo stesso risultato. Spesso le scuole lasciando grandi lacune e dopo comunque bisogna tornare indietro e recuperare, alla fine posso dire anche se si sceglie la via scolastica, è sempre meglio integrarla li dove pensi sia necessario, con un approfondimento parallelo
- Se invece sei affascinato da questo mondo ma non sai ancora se sei portato, se davvero ti piace, fa come me e inizia con il frequentare un corso mensile, di quelli che ti danno un primo approccio, un’infarinatura generale. Ti aiuteranno a capire se sei portato o meno a seguire quella strada.
Una volta finito, se sentirai che non ti basta, che ne vuoi ancora, allora ci sei! Porta avanti questi studi e scegli una valida scuola in cui ti senti a tuo agio e stimolato. Mi raccomando, non farti influenzare dalle difficoltà del primo approccio, avvertite durante il primo corso seguito. Ricordo la priva volta che mi hanno mostrato photoshop, volevo scappare a gambe levate, un po’ meno con Illustrator infatti oggi lo amo più che mai. Proverai le stesse sensazioni di chi guida la prima volta e torna a casa arrabbiato per colpa di quella maledetta frizione ma poi passa, e passa anche presto! - Se invece non fa per te, te ne accorgerai, anzi te lo dirà l’insegnante ,non temere. Nel frattempo consiglio anche a te di viaggiare, muoverti, guardarti intorno con curiosità, osservare le linee di cui è fatto ogni angolo della tua città e ogni cosa intorno a te, fai fotografie. Allena l’occhio e la capacità di osservazione, inizia soprattutto a farlo con l’aiuto di un qualsiasi oggetto che possa farti fare una foto. La macchina fotografica, sarebbe davvero il massimo. Da quando mi regalarono la mia reflex, tutto è cambiato nella mia vita. Credo sia uno strumento utilissimo per sviluppare un occhio eccellente. Diventerà tuo complice, sia in quel periodo iniziale, che in futuro, quando dovrai andare a caccia di ispirazione, quando avrai voglia di staccare e scattare ti distrarrà ma allo stesso tempo porterà nuovi imput, insomma ti servirà. Osserva le grafiche sparse tra vetrine, cartelloni, segnaletiche e non smettere mai di osservare è la migliore scuola che c’è e che ti servirà nel tempo.
Portaci dentro il tuo processo creativo per realizzare, come nel mio caso, un logo. Quali sono gli step che segui?
Per prima cosa ho bisogno di conoscere la persona a cui è destinato il logo ed entrare in empatia. Il primo passo è il Design Brief, un questionario personalizzato che aiuterà entrambi a porre le basi per il lavoro creativo che ci aspetta. Preparo il mio tavolo da lavoro e ricevo i primi input. Nel caso di Gabo, ad esempio, l’aver scoperto quanto fosse realmente importante il tramonto per lui mi ha portata alla prima idea che poi è stata quella vincente. In questa prima fase di consulenza, spesso preceduta da una video call o telefonata, capiamo se possiamo lavorare insieme.


Dopo un momento di noiosa burocrazia mi dedico allo studio dei competitor, ai primi schizzi (spesso traggo ispirazione dai miei album illustrati, o dalle immagini che ho intorno o che mi vengono in mente in quel momento) Realizzo le prime bozze basandomi su quanto ci siamo detti durante il brief e sulle idee che puntualmente arriveranno. Dopo la consegna delle bozze attendo un feedback e, se tutto va bene, si procede continuando a lavorare solo su una di quelle mostrate. Lavoro al pittogramma (parte disegnata di un logo) prima in nero (così testo l’efficacia) per poi passare al definire un eventuale nuovo naming e pay off (una frase descrittiva, facoltativa, da inserire nell’intero impianto grafico). Procedo con lo studio della font (ebbene si pare si dica così) e del colore. In queste fasi c’è uno scambio costante di confronto e feedback, un vero e proprio lavoro di squadra fino alla definizione ufficiale dell’identità visiva. La fase finale, di consegna, è tra le più toste per il grafico perché deve elaborare (non tutti lo fanno) il logo nelle varie versioni e formati utili. Infine, se richiesto, mi dedico alla creazione del Manuale D’uso del Logo, un vero e proprio libretto di istruzioni (di quelli belli però) che possa rendere autonomo il committente il più possibile, per permettergli di “fare buon brand!” (amo dirlo a fine percorso!)
Quanto è importante per una persona o un’azienda trovare la sua identità visiva?


L’identità visiva per me è un punto di partenza che aiuta a creare e ricrearsi. Studiarla, soprattutto seguendo la scia del “piano D”, di cui ho accennato sopra, aiuta a scoprire cose di te a cui non avevi mai pensato e di conseguenza arrivano nuove idee, nuovi stimoli, si aprono nuove porte. Se poi la creazione dell’identità visiva è destinata a un progetto lavorativo non fa che consolidarlo, renderlo professionale e forte. Dall’ideazione del logo come primo step del proprio brand, tutto viene poi diramandosi: si trovano i colori, i font, il tono di voce, lo stile da utilizzare poi sul sito web, nei social, per le stampe ecc. Cambia il tuo atteggiamento nel lavoro e nella vita. Nel tempo tutto ciò che riguarda il proprio progetto di lavoro sarà agli occhi di chi guarda omogeneo, gradevole, chiaro. Rende riconoscibili. Mostrarlo con costanza aiuta l’altro a riconoscerti, a conoscerti, in un mare di tanti altri. Il mio consiglio è di non scaricare dal web la qualunque, di cercare di essere originali, altrimenti rischi di non esser visto, ne preso sul serio. E’ un investimento a lungo termine. Non tutti se ne rendono conto quando iniziano il percorso. Aiuta a crescere professionalmente, è il tuo primo biglietto da visita. Parlerà per te quando non ci sei e anche quando ci sei.
Progetti futuri per il 2022?
Il 2022 sarà bello pieno, perché vede accavallarsi progetti arretrati (non terminati per una nuova opportunità colta al volo: svolgo il mio lavoro di designer per un progetto universitario della Federico II di Napoli, oltre che per Dani Be Good!) a nuovi progetti. Posso dire che, ad oggi, il Piano D – Life Attack, per forza di cose, sarà un libro, non un percorso “fisico” (fu pensato per questo, ma la pandemia ha cambiato tutto, anche prospettiva) dedicato a chi desidera imparare a diventare “designer” in primis per se stessi e per la propria vita poi chissà magari ne farà anche un mestiere. Lascerò comunque aperta la strada di incontri dal vivo con workshop dedicati in cui poter entrare a pieno in questo mio mo”n”do, di lavorare che coinvolge tanti aspetti, tante branche (dalla fotografia, alla scrittura, al disegno, alla musica fino allo sport… da cui ho estratto insegnamenti utili e che aiutano a diventare designer per la propria vita). Sto lavorando ad un altro libro, di mia ideazione, in collaborazione con altre 27 illustratrici e tante altre bellissime idee che non sto qui ad elencare. E’ un vortice creativo in cui amo stare e che mi porta sempre nuove sfide. Un’ultima cosa mi sento di dire, e che consiglio vivamente a tutti : dite più “si” e meno “no” perché saranno quelli che ti daranno risposte che cerchi anche se in quel momento non era ciò che stavi cercando, sappi che ti lascerà qualcosa, ti farà fare un passo avanti. La vita di per se, oggi, è sempre più una sfida, una sfida di quelle pesanti ma nel mezzo ce ne sono tante altre non meno importanti, non tiratevi mai indietro. Tanto, alla fine, quella fatica iniziale non la ricorderete nemmeno e riconoscerete solo il risultato. Siate buoni con voi stessi!!! Ne rimarrete sorpresi.
Per sapere di più su Daniela e sui suoi lavori, ecco i suoi canali:
Instagram – Danibegood.restart
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